• Foto storica raffigurante il processo di etichettatura delle bottiglie di vino

Storia antica

L’origine romana del luogo, oltre che dal toponimo -dal latino Gavius- è testimoniata da una colonna miliaria con duplice iscrizione di Diocleziano e Massimiano, e di Valentiniano e Valente, situato in posizione dominante sulla valle del Po, il Castello di Gabiano, tra i più antichi e i più vasti del Monferrato, viene citato dalle fonti già nell’VIII secolo.
Sopravvive un atto di Carlo Magno, il quale dopo aver sconfitto i longobardi concede all’abate Frodoino la "cortem magnam nomine Gabianum" con un'estensione di oltre 1000 mansi.
Vi sono documenti contabili nei registri comunali i quali documentano già attorno all’anno 1000, transazioni a Gabiano per l acquisto di vigne e partite di vino.
Conteso nei secoli da varie famiglie, fra i quali i Paleologo. Imperatori di Bisanzio,viene infine ceduto nel 1624, assieme al marchesato, dal duca Ferdinando Gonzaga ad Agostino Durazzo a saldo dei debiti contratti dalla corte di Mantova con la nobile famiglia genovese.

I documenti archivistici, collegati alla storia dei Gonzaga, duchi di Mantova e di Monferrato, Marchesi di Gabiano, raccontano di feste di corte in cui, dalle fontane posticce, zampillava vino; parlano del trasporto di vini invecchiati fino a Ferrara; dell’invio di vini alla corte polacca nel 1574, per il re Enrico III di Valois; della richiesta di vino di Monferrato da parte degli arciduchi d’Austria nel 1599.

I Durazzo appassionati botanici, divenuti Marchesi di Gabiano, si dedicarono al perfezionamento delle culture viticole.
A Loro viene attribuita la selezione dell’uva Bosco, una mutazione in bianco della Barbera destinata a colonizzare le proprietà del Levante ligure ed oggi base dei vini delle Cinque terre.
E che fin da allora si ricercasse la qualità è prova la Medaglia ricevuta dal Vino del Castello di Gabiano all’esposizione universale di Parigi del 1913.
Risalente agli anni 60 e decisivo per l’evoluzione del vino di Gabiano lo stretto rapporto di amicizia e parentela dell’allora amministratore Martinelli con il cognato Renato Ratti, l’enologo che ha introdotto in Piemonte il concetto di Cru.

In quegli anni nelle cantine del Castello venivano visti a fianco a fianco mentre elaboravano e mettevano a punto la tecnica di vinificazione, maturazione, imbottigliamento, affinamento, per una ricercata eleganza, finezza, longevità ed esaltazione del terroir.